Ipotesi di funzionamento dell'E-Cat
Di Admin (del 18/05/2011 @ 01:30:07, in Societa',  5339 lettori)
Link al brevettoper chi vuole leggerselo tutto:


Schema dell'apparato con annotazioni:
 
Questo è composto (dall'esterno verso l'interno) da un tubo grande di acciaio inox dentro cui scorre acqua poi da due ulteriori tubi di acciaio al boro con in mezzo un tubo di piombo, poi c'è un contenitore di rame con all'interno una termoresistenza elettrica e la polvere di nichel.

Un tubicino verticale attraversa tutti i tubi di acciaio vario e piombo fino a raggiungere l'interno del contenitore di rame centrale dove c'è il nichel ed in quel tubicino passa l'idrogeno.

Quindi il calore viene generato all'interno, le eventuali radiazioni vengono attenuate dall'acciaio al boro e dal piombo e poi sopra a tutti passa l'acqua che si porta via il calore in eccesso.

Questo schema è, presumibilmente, relativo all'apparato da 14 Kw.
Non è l'apparato "ridotto" mostrato nudo nelle immagini durante le ultime prove e definito "più stabile".

Nell'ultima versione visibile  (foto sotto)



è stato invertito l'interno con l'esterno, ora l'acqua che porta via il calore passa nel tubo al centro e la sorgente del calore è tutto intorno ad esso generata dalla polvere di nichel posta all'interno del "barilotto" e scaldata da una termoresistenza esterna.

Un semplice foro sul contenitore esterno fa arrivare l'idrogeno che serve.

Nella prima ingegnerizzazione era prevista una sola resistenza posta nel "cuore" del sistema, nell'ultima ce ne sono due, una che "leva di freddo" l'acqua in ingresso fornendo un "limite inferiore" al possibile raffreddamento e l'altra esterna che fornisce il calore necessario all'avvio della reazione, sostenendola se necessario.

Gli strumenti per il "controllo" dell'eccesso di reazione sono:
il volume del flusso di acqua che raffredda;
la potenza elettrica fornita alle termoresistenze;
la pressione dell'idrogeno.

Per un "arresto rapido di emergenza" basta prevedere la sostituzione veloce dell'idrogeno presente nella camera con un gas inerte, tipo azoto o CO2.
Senza protoni disponibili non ci può essere alcuna reazione.

Quest'ultima "finezza" ancora non l'ho vista ma, penso che negli apparati posti in commercio dovà esserci.

Se non ricordo male, nella dimostrazione con gli apparati "ridotti", qualcuno ha scritto che Rossi ha inserito UN grammo di nichel nell'apparato visibile nell'ultima foto e che questi ha cominciato subito a funzionare fornendo circa due chilowatt e mezzo di potenza in uscita, con un ingresso di circa 300 watt elettrici.

Un grammo di nichel in polvere equivale circa alla punta di un cucchiaino da caffè.

Posta da sola dentro a quel barilotto si raccoglierebbe necessariamente sul fondo di esso e generando 2,5kw in qualche centimetro quadrato, fonderebbe il rame immediatamente.

Troppa potenza concentrata in un punto.

Quindi è necessario usare qualche cosa che disperda quella polvere il più uniformemente possibile in modo da aumentare i centimetri quadrati di tubo di rame che dovranno smaltire il calore generato.

Inizialmente ho preso in considerazione i filtri ceramici microporosi che esistono anche in forma di tubi di un certo spessore.

Dentro i loro pori si potrebbe disperdere una polvere finissima, potrebbero funzionare.
Peccato che siano fatti di una lega ceramica a base di alluminio che potrebbe anche fondere ai picchi di temperatura ipotizzati.

Forse c'è una soluzione più semplice che per ora non vi racconto, prima la provo e poi vi dico : - )